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Le Zampogne di Scapoli
Categoria : Artigianato


Le zampogne di Scapoli

ORIGINI

La Zampogna è uno strumento di origine antichissima, forse già conosciuto ai tempi dei Sanniti e dei Romani. Tuttavia, una delle questioni più dibattute è proprio quella dell’origine storica degli aerofoni a sacco, poiché i documenti a disposizione degli storici sono frammentati e non soddisfacenti. Tale limite rende impossibile l’esatta ricostruzione della nascita, dello sviluppo e della conservazione di questo strumento musicale.
Le prime notizie sull’uso certo d’uno strumento musicale a sacco risalgono al periodo della Roma Imperiale. Il biografo latino Svetonio scrive che Nerone sapeva suonare tre strumenti, tra cui la zampogna. A parte queste citazioni su Nerone, attualmente, non ci sono conoscenze incontrovertibili circa attestazioni precedenti, anche se la leggenda vuole che Giulio Cesare, nel 55 a.C.,  impegnato nella conquista della regione britannica sia riuscito a sconfiggere i nemici grazie al suono della zampogna. Infatti, il sannita Turno e altro centinaio di soldati romani fecero spaventare i cavalli del nemico con il suono stridulo della zampogna, i Britanni si misero in fuga e la battaglia fu vinta.  Tuttavia, questa resta una leggenda, un racconto mitico, purtroppo senza nessuna concreta attendibilità storica.

ARTIGIANATO
L’artigianato della zampogna è stato troppo spesso considerato un artigianato povero, minore,  perché c’era un pregiudizio di fondo: la zampogna era vista come uno strumento musicale legato a mestieri e stili di vita poveri; in realtà , questo strumento, e l’artigianato a esso connesso, è sì legato alla vita contadina e pastorale, ma comunque è parte integrante di una cultura e una tradizione millenarie e ricche di storia.
Oggi, per fortuna, la Zampogna ha recuperato la sua dignità, al punto da trovare spazio anche nei concerti più prestigiosi e non solo quelli di musica etnica.
La produzione artigianale delle zampogne, prima diffusa su tutto il territorio nazionale e oggi quasi scomparsa altrove,  attraversa a Scapoli un buon periodo di rilancio produttivo e di rivitalizzazione culturale.
Gli artigiani scapolesi custodiscono gelosamente nelle loro botteghe i segreti della costruzione della zampogna che si rifà a tecniche antichissime.
Come tanti anni or sono lo strumento è costituito da tre canne sonore, di legno, e dalla sacca, realizzata con pelle di pecora. Gli elementi in legno sono costruiti con essenza di olivo, di acero, di sorbo o anche di prugno, di ciliegio e di albicocco, anche se il legno migliore resta quello di ebano, però difficile da reperire e più costoso. Le cannule prendono il nome di “bordone”, quella centrale che emette la nota fissa, di “ritta” e di “manca”, le altre che consentono gli accordi musicali. La sacca di pelle di pecora permette di immagazzinare l’aria che spinta nella cannula centrale offre alla zampogna la melodia tipica dello stridente suono di sottofondo.

La Zampogna nel Molise – di Mauro Gioielli
Nell’attuale tradizione musicale del Molise, la zampogna è uno strumento legato principalmente alla cultura di tre paesi: Scapoli, Castelnuovo a Volturno e San Polo Matese, ma anche altre località sono (e sono state) interessate all’uso degli aerofoni a sacco.
Castelnuovo e San polo sono comunità nelle quali rimane attivo un buon numero di zampognari; Scapoli, invece, svolge un ruolo diverso, perché, oltre ad essere luogo con cospicua presenza di suonatori, è il centro di produzione degli strumenti.
A Scapoli si costruiscono due tipi di zampogne: quella con chiave e quella zoppa.

La zampogna a chiave
La zampogna molisana con chiave, come tutte quelle dell’Italia meridionale, ha sempre il doppio chanter, il mono impianto e l’alimentazione a bocca;  ma mostra anche proprie peculiarità. Queste le caratteristiche dello strumento:
• I chanter di lunghezza diseguale, divergenti e conici. Il chanter corto (destro) è fornito di 5 fori digitabili (4 anteriori, 1 posteriore), mentre il chanter lungo (sinistro) ne ha tre più il foro della chiave;
• Due bordoni, di cui – nei modelli oggi più usati – uno solo (il maggiore) produce suono, mentre il secondo (il minore) è muto. Vi sono, però, esemplari con doppio bordone sonoro, ma si tratta di strumenti che, benché ancora costruiti, nel Molise nessuno usa più;
• Ance doppie su tutte le canne sonanti;
• Campane che si avvitano all’estremità del fuso dei chanter e che possono essere di due specie: campagnola (con padiglione ampliamente svasato) e ‘vezzanese (con padiglione meno ampio).

I legni più comuni usati per la costruzione delle zampogne molisane sono l’ulivo e il ciliegio. Vengono, però, lavorate anche altre piante ritenute adatte. Molti strumenti sono fabbricati con  l’uso misto di legni: (ciliegio per le campane, ulivo per i fusi dei chanter e per i bordoni).
Per gli otri, è invalsa la consuetudine di utilizzare le camere d’aria di automobili ricoperte di finto vello. Però, occasionalmente e su richiesta, si utilizzano pelli d’animale (capra o pecora).
Le zampogne molisane con chiave si costruiscono in più modelli, contraddistinte da prestabiliti numeri convenzionali. La zampogna modello 25 è oggi quella preferita dai suonatori, ma anche la 28 gode d’una buona diffusione. Alle grandezze e, quindi ai numeri, corrispondono le intonazioni degli strumenti.
La molisana con chiave è zampogna d’accompagnamento, suonata in coppia con la ciaramella, che effettua le parti soliste dei brani musicali.
La ciaramella molisana (biffera) presenta 9 fori digitabili (8 anteriori, 1 posteriore) e, così come per la zampogna, viene costruita in vari modelli – diversi per grandezze ed intonazioni – adatti a suonare col corrispondente modello di zampogna.

La zampogna zoppa
E’ detta zoppa (cioppa in dialetto) la zampogna senza chiave costruita nel Lazio e in Molise. La zoppa presenta il chanter maggiore che – proprio per l’assenza della chiave – è più corto rispetto a quello che su altri strumenti è provvisto di tale congegno metallico. Nel Molise, l’uso della zampogna zoppa è quasi del tutto estinto.

La scupina
Nel Molise, fino a pochi decenni fa, è stato in uso un particolare tipo di zampogna caratterizzato dall’avere i due chanter e l’unico bordone costruiti con canna palustre (arundo). Lo strumento la cui denominazione dialettale era scupina, aveva queste caratteristiche:
• Due chanter, con 4 fori digitabili anteriori e 1 posteriore per una canna, 4 fori anteriori per l’altra;
• Un bordone, formato da due parti assemblate ad incastro;
• Ance tutte semplici.

La scupina molisana – il cui uso è ormai estinto – era destinata al “sostegno” della voce in canti eseguiti in occasioni festive calendariali (capodanno, riti di primavera) e durante le serenate.


INIZIATIVE
La Zampogna è, dunque, l’espressione e la testimonianza di una civiltà contadina e pastorale millenaria, ma dal 1975 è anche momento di divertimento, di aggregazione, di confronto e scambio culturale con l’appuntamento estivo del Festival Internazionale della Zampogna di Scapoli. Il Festival - anno dopo anno - sta riscuotendo sempre più successo attirando su Scapoli musicisti, cultori della zampogna da tutta Europa e semplici turisti intenzionati a calarsi nella realtà culturale locale che offre la possibilità di cimentarsi con la musica gustando piatti tipici. Anche grazie a questa manifestazione la zampogna si è finalmente scrollata l’etichetta di strumento musicale povero e natalizio.

Altre iniziative a salvaguardia e promozione della tradizione artigianale e musicale della zampogna sono il Museo Nazionale della Zampogna, inaugurato dal comune di Scapoli nel 2002,  e il Circolo della Zampogna istituito a fine 1991.
Il Museo oltre ad esporre strumenti italiani e stranieri è dotato di una sala insonorizzata per l’accordatura delle zampogne che, come noto, deve avvenire in assenza di eco. All’interno del Museo anche la riproduzione di un’antica bottega artigiana.
L’obiettivo principale del Circolo era, ed è, quello di creare, nel piccolo centro molisano, un polo di documentazione, tutela e valorizzazione dell’antico strumento ad otre. Il Circolo è riuscito nell’ulteriore intento di risvegliare l’interesse locale e nazionale nei confronti di questo strumento e di fare di Scapoli un punto di attrazione turistica in grado di richiamare nell’area un numero maggiore di visitatori, in sintonia con la nuova realtà venutasi a creare con l’inserimento nel comprensorio delle Mainarde nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

(Fonte: "La zampogna nel Molise" di Mauro Gioielli dal catalogo della Mostra permanente di cornamuse italiane e straniere di Scapoli, Sigmastudio 2001)