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La Contea di Mulisio
Categoria : Storia

LA CONTEA DI MULISIO

Caduto l'impero romano, il Samnium mantenne l'antico nome fino al secolo XI, quando diventò Contea de Mulisio.
Ma il periodo fu uno dei più difficili. Invasioni (Goti, Bizantini, Longobardi, Franchi) e scorrerie dei Saraceni e degli Ungari pesarono duramente su una società complessa e articolata, caratterizzata da tormentate condizioni di vita.
Il riordino territoriale con circoscrizioni (gastaldati) affidati a persone di fiducia del duca (gastaldi) si ebbe dal secolo VII con il Ducato longobardo di Benevento. Il processo di rinascita comunque fu accompagnato dal monachesimo benedettino che attorno al Mille contava monasteri sparsi in tutto il territorio regionale, tra i quali il più importante era il monastero di San Vincenzo al Volturno sorto nel 703. Monasteri tutti improntati al modello classico benedettino di società e di politica, di cultura e di struttura, innovatori per tasso di universalità e di inventiva.
La svolta avvenne dopo il Mille. Nella prima metà del XII secolo il territorio da Venafro ai confini con l'agro di Larino costituiva la Contea di Boiano, mentre la fascia costiera rientrava nella Contea di Loritello (Rotello) dalla Capitanata al fiume Pescara. Questa ebbe vita breve, mentre la Contea di Boiano divenne "Contea de Mulisio", perché Ruggero d'Altavilla autorizzò Ugo II a designarla col proprio cognome, dopo che lo stesso da avversario era diventato amico e cognato del re normanno, avendone sposato la sorella Adelaide. [pagebreak]
Dopo Ugo II (1159), il cammino si fece convulso e ricco di colpi di scena. Contea vacante prima e poi affidata a Riccardo di Mandra (1170); reggenza di Gaitelgrima, vedova di Riccardo (1183); passaggio al conte Ruggero (1185), al quale seguirono Corrado Moscaincervello (1195), Marcovaldo (1197), Pietro da Celano (1200). Con l’imperatore Federico II e con Carlo d'Angiò si ebbe l'aggregazione alla provincia di Terra di Lavoro (1272). Nel 1538 il Contado di Molise fu unito alla provincia di Capitanata.
Non mancano nei secoli ricordati fermenti d'arte, d'architettura, di cultura che tuttora trovano valide testimonianze nelle opere dello "seriptoriurn" di Ambrogio Autperto di fine secolo VIII a San Vincenzo, di ricerca pittorica e scultorea d'epoca carolingia nello stesso monastero, di edificazione romanica e gotica nelle numerose chiese cattedrali e monastiche, di partecipazione alla vita dell'università di Napoli dalla sua fondazione ad opera di Federico II.
In economia, la transumanza tornata in auge dopo il Mille col rifiorire dei mercati e l'affermarsi della sicurezza sul territorio, viene rilanciata dagli aragonesi nella prima metà del Cinquecento e per oltre trecento anni essa rappresenterà una delle attività fondamentali del distretto interregionale Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata. Lungo le sue storiche vie, oggi protette dalle stesse leggi che tutelano il Colosseo, si ergono, come guardie del territorio in ogni tempo, monasteri di altri ordini (francescani, celestini, domenicani) succedutisi nel basso medioevo e le cattedrali monumentali delle diocesi.

(Fonte: Molise da Stato a Regione a cura di Natalino Paone e Gianfranco De Benedittis - Pubblicazione della Presidenza della Regione Molise)