LA LUNGA OCCUPAZIONE
Le guerre sannitiche si conclusero con la pace del 290 a.C., ma la cittadinanza romana di pieno diritto arrivò solo all'inizio del 1 secolo a.C. e dopo un'insurrezione clamorosa e sanguinosa con decine di migliaia di morti su 4 milioni e mezzo di abitanti degli stati partecipanti.
La transizione fu molto lunga e piena di contraddizioni con i Sanniti formalmente alleati di Roma ma sostanzialmente a sovranità limitata, come si direbbe oggi. A Isernia, nel Museo di Santa Maria delle Monache la scritta "Samnites inquolae" su base di pietra ha rivelato che « i rappresentanti degli abitanti originari del luogo (Samnites) erano privati di capacità politica e ridotti nella condizione di stranieri residenti (incolae) ».
I rapporti con Roma furono per lungo tempo buoni ma sofferti, pur nel rispetto dell'alleanza dei Sanniti Pentri in particolare. A tale proposito vale per tutti l'esempio dato da questi ultimi durante lo scontro di Roma con Annibale. Questi si trovava a Geronio, località tra Larino e Casacalenda, quando la legione romana di M. Minucio Rufo cadde nella trappola del nemico e dovette la sua salvezza all'intervento di 8000 fanti e 500 cavalieri Sanniti Pentri partiti da Bojano al comando di Numerio Decizio.
Questa sconfitta non bastò a fermare Annibale che mise a sacco e fuoco il Sannio dei Pentri, riducendo in un cumulo di macerie il loro principale tempio nella zona dove oggi sorge Pietrabbondante, nell'alto Molise.
È vero che Roma in quel particolare momento fu vicina ai Sanniti Pentri, sostenendo anche la ricostruzione del loro santuario, ma ciò non poteva colmare il lungo vuoto della sovranità limitata, tanto più umiliante per un popolo che delle libertà locali aveva fatto il simbolo dell'organizzazione politica e territoriale.
Anzi, proprio questa contraddizione tra prosperità materiale e umiliazione immateriale faceva sentire la condizione sociale ogni giorno più insopportabile. E il santuario appena ricostruito era in fondo l'espressione di tale contraddizione: da una parte l'adozione degli schemi architettonici latini (tre celle, comizio, eccetera), dall'altra il tentativo quasi ostentato di riscoperta dell'orgoglio italico, che covava come carbone acceso sotto la cenere e che pre-sto avrebbe dato il via all'incendio rivoluzionario per ottenere la civitas optimo iure.
Cittadinanza concessa, ma che comportò radicali cambiamenti nell'assetto territoriale e istituzionale, nella lingua, nel costume e nella stessa religione con l'affermarsi delle divinità romane. In compenso si aprì una nuova epoca di prosperità e di pace.
Il possesso del Sannio consentì a Roma di dispiegare sul terreno un grande disegno viario nel Mezzogiorno, propedeutico al dominio dell'area mediterranea. Esso si fondava su sei grandi arterie nel senso nord-sud:
Appia (Rorna-Capua-Taranto-Brindisi, con innesto a Capua della Popilia per Reggio Calabria);
Latina-Traiana per Bari, saldatura con l'Appia, raccordo per la Basilicata e proseguimento per la Popilia fino a Reggio Calabria;
Valeria-Aesernia-Traiana e raccordo con Appia (Taranto), Herculia (Basilicata), Popilia (Calabria);
Traiana (Capua-Benevento-Bari);
Arterie di costa, sul Tirreno e sull'Adriatico.
Queste arterie di primo livello erano intersecate da altre minori, formando una rete sul territorio che assicurava pari opportunità da una costa all'altra.
Nel 91 a.C. la rivoluzione, nota come "Guerra sociale", scoppiò con la virulenza propria delle ribellioni a lungo covate. Pentri, Irpini, Frentani, Piceni, Marsi, Peligni, Vestini, Marrucini e Lucani sferrarono un duro attacco contro i Romani. Erano associati nella Lega Italica, denominata "Italia”, con capitale Corfinio, poi Boiano e infine Isernia. Gli scontri durarono fino all'87 con la coalizione e fino all'82 con i soli Sanniti, che a Porta Collina, nella capitale, conclusero l'avventura da soli, soccombendo. Ha inizio così un’era nuova nota come romanizzazione, nel senso che Roma sostituisce ordinamenti e cultura nel Sannio. Vengono poste nei centri principali dell'Italia nuove unità amministrative con funzioni economiche e sociali: Aesernia (Isernia), Bovianum (Boiano), Saepinum (Sepino), Terventum (Trivento), Fagifulae (presso Montagano), Larinum (Larino) e Venafrum (Venafro). Le ricerche hanno rivelato un buon livello di organizzazione e di sviluppo dei centri romani nel Sannio, tutti muniti delle principali strutture che caratterizzano le città romane: dal teatro alle terme; dalla basilica (polifunzionale) al macellum (superrnarket).
Con la formazione della prima Italia unita dell'antichità il Sannio diventa regione; in seguito diventerà la Provincia Samnium e tale rimarrà fino alla caduta dell'impero e anche oltre.
(Fonte: Molise da Stato a Regione a cura di Natalino Paone, Gianfranco De Benedittis - Pubblicazioni Presidenza della Regione Molise)