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Monastero di San Vincenzo
Categoria : Siti archeologici

MONASTERO DI SAN VINCENZO


LA STORIA DEL MONASTERO

Le vicende della straordinaria città monastica di San Vincenzo al Volturno sono narrate dal Chronicon Vulturnense, codice miniato vergato in beneventano, redatto nel XII secolo da un monaco di nome Giovanni. La storia ha inizio nel 703, quando tre giovani beneventani, di nobile famiglia, scelgono questa estrema zona dei Sannio, vicina alle sorgenti dei fiume Volturno, per erigere il primo nucleo dei monastero con l'approvazione dei duca di Benevento Gisuifo. Alla fine dell'VIII secolo, in seguito al privilegio emanato dall'imperatore Carlo Magno, l'abbazia si proietta nel vasto panorama europeo. Il momento più importante di quest'ascesa, politica e spirituale, è segnato dall'elezione dell'abate Giosuè (792-8 I 7), il quale, attraverso un vasto programma di riorganizzazione architettonica, trasforma San Vincenzo in una delle più importanti città monastiche d'Europa. Questo ambizioso progetto edilizio fu portato avanti dai successori Talarico e Epifanio, i quali portarono a termine queste radicali ristrutturazioni: l'antica chiesa abbaziale fu trasformata in un complesso residenziale, il giardino e il refettorio furono ristrutturati e decorati con cicli pittorici, e furono realizzati lunghi porticati che univano i vari ambienti. Il progetto più ambizioso fu però la costruzione della grande basilica di “San Vincenzo Maggiore”: un edificio lungo 64 metri e largo quasi 30. Ledificio era diviso internamente, tramite colonne marmoree grigie e rosa, in tre navate ognuna terminante con un'abside. Al di sotto di quella centrale si sviluppava la cosiddetta cripta di Giosuè, una struttura semianulare decorata da affreschi in stile geometrico e figurativo. L’ascesa di San Vincenzo subì un arresto nell'88 quando un'orda di saraceni saccheggiò il monastero uccidendo numerosi monaci. In seguito si tentò di ricostruire e ristrutturare la città monastica; fu aggiunta una torre campanaria alla facciata della basilica, furono riorganizzati gli ambienti abitativi e di accoglienza, fu realizzata la sontuosa cappella di Santa Restituta. Tuttavia la mancanza di garanzie politiche, economiche e di sicurezza determinarono l'abbandono del sito e favorirono la costruzione, sulla riva opposta del fiume, di un piccolo cenobio tuttora in vita.

LA CULTURA MATERIALE
La diffusa idea di un medioevo in cui le arti e il sapere cadono nell'oblio, viene totalmente smentita dalle testimonianze materiali rinvenute a San Vincenzo al Volturno. Numerosi manufatti, di notevole bellezza e sottile realizzazione gettano infatti luce su una realtà ancora da apprezzare in pieno. Dagli studi si è potuto constatare che nel monastero prestavano la loro opera maestranze artistiche. La loro opera è ancora oggi visibile, in particolar modo, nelle cripte di Giosuè e Epifanio, nella cappella di Santa Restituta e nella Sala dei Profeti, ma ogni singolo ambiente conserva le testimonianze dell’alta maestria di questi artisti. E' proprio nelle officine monastiche che realizzavano tutte le opere di ebanisteria, fine oreficeria, scultura e arte vetraria. Tra i tanti manufatti rinvenuti particolare attenzione meritano alcune placchette, di raffinata bellezza, in metallo e pasta vitrea, realizzate con la tecnica dello smalto cloisonné. Tra gli oggetti di oreficeria spiccano, invece, i finimenti da cavaliere in metallo ageminato. Ma le produzioni che più di tutte emergono e danno l'idea di magnificenza di questo monastero sono quelle dei vetri, delle iscrizioni e degli affreschi. Copioso è il rinvenimento di frammenti di vetro, di varie forme e dimensioni e di svariati colori; era utilizzato sia per foderare le finestre sia per la realizzazione di arredi liturgici; le iscrizioni, invece, erano realizzate non soltanto su basi marmoree, a celebrare opere e funzioni dei vari edifici, ma anche sulle tegole pavimentali; infine lungo i muri interni di ogni singolo edificio, correvano complessi cicli pittorici sia a motivo geometrico che figurativo. Ma la realtà produttiva di San Vincenzo interessava anche la vita quotidiana dei monaci. Considerevole è la quantità di frammenti di ceramica da mensa e da fuoco, utensili, chiavi in ferro, e infine oggetti per la cura personale quali pettini e monili.

LA STORIA DEGLI SCAVI
Gli scavi archeologici del grandioso monastero di San Vincenzo al Volturno si estendono tra le sorgenti del Volturno, il Colle della torre e l'abitato della Cartiera, nel territorio compreso nei comune di Castel San Vincenzo. Tutto inizia nel 1832 quando un contadino, lavorando il suo terreno d'improvviso precipitò in una cavità completamente dipinta. Passato lo smarrimento iniziale, il contadino, allertò le autorità competenti e subito dopo iniziarono i lavori di recupero della struttura. In principio l'edificio fu identificato come piccola “chiesa rupestre” intitolata a San Lorenzo per la presenza di un affresco raffigurante il suo martirio.
Solo dal 1980, in seguito all'arrivo a San Vincenzo al Volturno del Professor Richard Hodges, allora docente presso l'università della West Anglia, si iniziò a capire l'importanza del sito. Le indagini archeologiche coordinate dal Professor Hodges e portate avanti da un'equipe di studiosi provenienti da ogni parte del mondo, raggiunsero in pochi anni straordinari risultati. Inizialmente venne indagata l'area attigua alla cripta di Epifanio ove furono portate alla luce le strutture più antiche del monastero: la cosiddetta Chiesa Sud, il giardino a corte, il refettorio e la Sala dei Profeti. Le notevoli quantità di reperti in vetro colorato, intonaco dipinto, ceramica e metalli di ottima fattura, posero San Vincenzo al centro dell'interesse scientifico mondiale. ] risultati ottenuti congiunti alla tradizione orale perpetuata nei secoli, spinsero gli archeologi ad-eìfen-dáre la ricerca. A sud del Colle furono scavate le officine monastiche e individuati i muri perimetrali della grande basilica di Giosuè con l'annessa cripta che si rilevò di inaspettata bellezza. Dal 1999 la direzione scientifica degli scavi è passata al professor Federico Marazzi, docente di Archeologia Medievale all'Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa.
Nelle recenti campagne di scavo sono state indagate integralmente la Basilica Maggiore e la zona a Nord di essa, il pavimento di Santa Restituta e sono state scavate le cucine monastiche e il cosiddetto lovatorium.

MONASTERO DI SAN VINCENZO
Una bellezza naturale ai margini del Parco Nazionale d'Abruzzo.
Il sito archeologico dell'antico insediamento monastico di San Vincenzo si trova nel Molise, vicino alla città di Isernia, nei pressi delle sorgenti del fiume Volturno, uno tra i fiumi più grandi e pieni di storia della nostra penisola.
L'antica abbazia era contornata a nord dalla catena montuosa delle Mainarde ed a sud dal massiccio del Matese. L'area di San Vincenzo è compresa nel territorio di due comuni limitrofi: Rocchetta al Volturno e Castel San Vincenzo. E' situata nei pressi della superstrada che conduce a Roccaraso per chi viene da Roma o da Napoli.
Posta ai limiti sud del Parco Nazionale d'Abruzzo, l'area offre uno spettacolo naturalistico di primaria importanza per la flora e la fauna presenti, un luogo dove poter effettuare piacevoli gite domenicali appoggiandosi ai numerosi supporti turistici esistenti in zona.
Nei pressi degli scavi archeologici, nei locali del Palazzo Pandone ristrutturato da poco tempo, risiede una comunità di benedettini formata da religiose dell'Ordine provenienti dagli Stati Uniti.