L'ultima domenica di Carnevale, a Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta al Volturno (Isernia), si ripropone un’antichissima rappresentazione.
Non è possibile stabilire l’esatta origine del rituale (che ha chiarissime componenti magico-religiose e si realizza sotto forma di pantomima), ma il fatto che esso rappresenti anche una scena di caccia, lascia intendere che sia davvero antichissima. Gli uomini preistorici, infatti, prima ancora di diventare pastori o contadini sono stati cacciatori. E che il mascheramento attraverso il quale il rituale si realizza sia proprio quello d’un uomo-cervo non fa che accrescere la considerazione che il carnevale di Castelnuovo sia una reminiscenza delle più remote “scene simulate” rappresentate dall’uomo. Ci troviamo, quindi, di fronte ad una pantomima che descrive aspetti tipici della vita primordiale; anche se la sua lettura mitico-culturale evidenzia alcuni caratteri che si sono aggiunti in epoca più recente.
La rappresentazione comincia con il tintinnio di più campanacci, suonati con una cadenza ossessiva, proveniente dalla montagna. Si tratta delle “Janare”, streghe dai lunghi capelli, le quali annunciano il terribile rito che si sta per rinnovare. Quindi è il turno degli zampognari. Finché un grido risuona nell'aria: "Gl' Cierv'! Gl' Cierv!'". Giunge così la Bestia, il Cervo, un attore coperto di pelli e con grandi corna ramificate sul capo, il volto, le mani dipinti di nero e il petto ornato di campanacci. Ostenta forza e cattiveria. Irrompe nella piazza distruggendo tutto ciò che incontra nel suo cammino e aggredendo la gente finché non entra in scena una Cerva con un pellame più chiaro e movenze più aggraziate con cui comincia il corteggiamento. L’intero paese è atterrito.
Giunge, allora, un personaggio con un cappello a punta, Martino, che immobilizza gli animali. È un personaggio misterioso, vestito di bianco, una sorta di mago venuto dalla montagna. Rappresenta il Bene. Cerca di arginare la furia delle Bestie, armato soltanto del suo bastone, quindi riesce a legare gli animali con una corda. Ma i Cervi rifiutano con disprezzo la polenta offerta loro come pacificazione, riuscendo persino a liberarsi delle corde e ricominciando a terrorizzare la gente. Soltanto l'intervento di un Cacciatore, una sorta di giustiziere, riesce a fermare le distruzioni violente riprese dagli animali. Le Bestie si accasciano in un improvviso silenzio. La gente è attonita di fronte alla realtà della morte. Il Cacciatore si avvicina ai due corpi, si china e soffia nelle loro orecchie; come per incanto le Bestie rivivono in una ritrovata dimensione naturale, liberate dal Male. Viene quindi acceso un grande falò purificatore.
Dai vicoli, attratte dal fuoco, riappaiono le “Janare”, le streghe. Danzano perché, ricordano, la magia pervade ogni angolo della terra, ogni momento della nostra vita, se soltanto abbiamo la capacità di cercarla.
(Fonte: L’Uomo-Cervo di Mauro Gioielli)
I PERSONAGGI
Il Cervo
E’ il personaggio-chiave della rappresentazione di Castelnuovo. Coperto di pelli di capra, con volto e mani dipinte di nero, la testa con copricapo di pelle nera, vistose corna di cervo e campanacci legati intorno al corpo, scende fra la gente del paese con tutta la sua forza distruttrice di “animale feroce”. La sua presenza scenica è notevole, i suoi bramiti, lo scampanio, il suo folle dimenarsi e rotolarsi accrescono la valenza malefica della maschera.
La Cerva
E’ la compagna del Cervo che lo segue nel suo destino di animale selvaggio il quale, da furioso e libero, viene catturato ed esposto allo scherno delle popolane, che lo invitano a mangiare polenta e salsicce per poi offrirgli solo erbaccia. La Cerva segue lo stesso destino di morte della bestia feroce e verrà anch’essa resuscitata dal soffio vitale del cacciatore.
Martino
E’ un Pulcinella molisano: bianco il suo vestito con corta mantellina e alto copricapo a forma di cono con nastri colorati sulla punta.
Ai piedi Martino indossa le cioce, le caratteristiche calzature dei contadini chiamate zampitt’, il suo volto è truccato, soprattutto le guance tinte di rosso, in mano porta un bastone e una fune.
Martino è il personaggio simbolo che si contrappone alla furia malefica del Cervo e che con fune e bastone riesce, dopo una lotta faticosa, a catturarlo insieme alla sua compagna.
Il Maone
Personaggio di pure valore coreografico che accentua l’atmosfera magica della scena è il Maone, malefico personaggio delle tenebre ricoperto di pelli di capra, maschera e lunghe chiome che ondeggiano al suo scuotersi ritmato, in mano un bastone, nell’annunciare e guidare la macabra danza delle janare.
Le popolane
Vivace presenza scenica è quella degli abitanti della piccola comunità minacciata dalla furia del Cervo. Le popolane, in particolare, vestite nel costume nel costume tradizionale, attendono spensierate alle normali attività quotidiane, allorché il Cervo caracolla all’improvviso della montagna, irrompe nella piazza laboriosa e semina distruzione dappertutto. Una volta catturato e tenuto ai lacci da Martino, una pacchiana gli si avvicina schernendolo ed offrendogli del cibo, che la bestia – più che mai rabbiosa per la temporanea prigionia – rifiuta con ripugnanza.
Il Cacciatore
E’ il personaggio dal duplice potere: può togliere la vita e restituirla. Il Cacciatore arricchisce ulteriormente la pantomima che si avvia alla conclusione proprio con l’arrivo di questo personaggio che, imbracciato il suo fucile, uccide il Cervo e la Cerva in una necessaria, conclusiva esecuzione. Ma soffiando nelle loro orecchie un alito benefico, ecco che il Cacciatore ridona la vita alle due bestie. “Il suo soffio” è l’elemento magico con valenza soprannaturale che porta nuova e purificata vita.
Le Janare
Altro inquietante elemento coreografico della pantomima è rappresentato dalle streghe, le Janarer della tradizione castelnovese. Orribili, nere nelle vesti e terrificanti nelle maschere, lunghi capelli che assecondano la danza cadenzata da strani strumenti, il loro ingresso è annunciato dal Maone e segnato da una corsa disordinata ed urlante nel centro della scena, ove intorno ad un falò eseguono il loro malefico rito. L’assenza di luci e il suono delle percussioni a rendere ancora più cupa l’atmosfera.
Gli Zampognari
Figura connotativi di Castelnuovo, che vanta una notevole tradizione di suonatori di zampogna, è lo Zampognaro. Sono proprio questi personaggi, con il dolce e penetrante suono dei loro aerofoni a precedere l’arrivo dell’animale e ad accompagnare con la loro presenza lo svolgimento della pantomima.
(Fonte: GL’ CIERV Folklore e Mistero di un antichissimo rito – pubblicazione a cura dell’Associazione Culturale “Il Cervo”)
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