Il Giardino della Flora Appenninica
Costituito nel 1963 come campo sperimentale per le piante officinali, il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta è uno dei pochi giardini botanici naturali presenti in Italia, ma è anche uno dei più alti con i suoi 1.550 metri s.l.m.; situato alle pendici del Monte Campo (1746 m. s.l.m.) domina la Valle del Sangro ed abbraccia con lo sguardo le Mainarde, la Maiella e tutto il Molise. Si fregia del simbolo dell’Acero di Lobelius, albero esclusivo dei boschi montani. Si estende per oltre 10 ettari fino ai margini di un bosco di abete bianco, estremo lascito dell’era quaternaria. Parte di questi essi è stata destinata alla ricostruzione degli ambienti tipici dell’Appennino.
Nel 1997 l’amministrazione comunale di Capracotta stipulò una convenzione con l’Università degli Studi del Molise affinché il Giardino potesse usufruire del supporto scientifico indispensabile per un rilancio delle attività, finalizzate alla didattica, alla ricerca e all’ecoturismo.
L’intesa e la proficua attività che seguì alla stipula della convenzione convinse il comune della necessità di dotare il Giardino di autonomia gestionale e finanziaria. Nel 2003 venne pertanto costituito un Consorzio con l’Università del Molise a cui dal 2005 si è aggiunta la Regione Molise.
Il Giardino è un Orto Botanico Naturale, in cui vengono conservate e tutelate le specie vegetali della flora autoctona dell’Appennino centro-meridionale. Grazie alle diverse caratteristiche del terreno, ospita numerosi habitat naturali dal palustre al rupicolo, dalla faggeta all’arbusteto.
Rappresenta un inestimabile bene per la comunità, un’opportunità straordinaria per avvicinarsi al mondo delle piante, un laboratorio didattico all’aperto, nonché un prezioso strumento di indagine per i gruppi di ricerca di discipline ecologiche dell’Università del Molise, che conducono da tempo studi sulla conservazione della biodiversità.
Il Consorzio è impegnato in diversi progetti di ricerca, Conservazione della Biodiversità e Didattica.
• Conservazione in situ: ricostruzione di habitat naturali e recupero di piante selvatiche rare e tutelate
• Conservazione ex situ: in collaborazione con la “Banca del Germoplasma del Molise”, conservazione dei semi e propagazione di specie molisane a rischio di estinzione o utili al recupero ambientale
• Campi di culture tipiche: in collaborazione con l’ARSIA Molise sono avviati progetti finalizzati al recupero ed alla valorizzazione delle essenze agroalimentari locali, quali la lenticchia di Capracotta e di Conca Casale e il fagiolo di Riccia
• Coltivazione di piante officinali: realizzazione di aiuole tematiche e, in fase di progettazione, ricerche sulle piante officinali e sui loro usi
• Didattica ed Educazione Ambientale: realizzazione di programmi di collaborazione e scambio tra studenti e ricercatoti universitari di questo e di altri giardini botanici; fruizione da parte delle scolaresche di ogni grado che partecipano a progetti e percorsi didattici finalizzati alla conoscenza delle diversità vegetali dell’Appennino
• Ecoturismo: grazie alla sua facile accessibilità il Giardino offre l’opportunità di compiere un percorso guidato a quanti vogliono scoprire le peculiarità naturalistiche dell’Appennino. E’ in fase di realizzazione un “percorso degli odori” destinato ai portatori di handicap.
Il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta offre la possibilità di compiere un viaggio ideale lungo il nostro Appennino, scoprendone le caratteristiche più peculiari. Il giardino è anche dotato di un percorso per disabili, punti panoramici, strutture ricettive e area pic-nic.
PASSEGGIANDO PER IL GIARDINO
Il visitatore incontra lungo il percorso la faggeta, qui presente in un piccolo nucleo naturale, ultimo lembo sopravvissuto di un bosco che un tempo si estendeva alle pendici del Monte Campo.
In primavera il sottobosco si arricchisce di variopinte fioriture: l’erba trinità (Hepatica nobilis), la primula comune (Primula vulgaris), il bucaneve (Galanthus nivalis), la scilla silvestre (Scilla bifolca). In estate, quando il bosco è nella sua piena rigogliosità, si possono ammirare il giglio martagone (Lilium martagon) dalla forma a tubolare e i rubicondi frutti del sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia).
Proseguendo il cammino si giunge nell’abetina, testimoniata da un nucleo di origine antropica, a rappresentanza dei boschi di abete bianco (Abies alba), oggi dei veri e propri relitti. Essi hanno, infatti, una distribuzione frammentata nell’Appennino, conseguenza dello sfruttamento eccessivo da parte dell’uomo e dei cambiamenti climatici.
Stupisce per la sua ricchezza floristica l’ambiente umido, con la presenza di specie igrofile, quali la calta palustre (Caltha palustris), la cariofillata dei rivi (Geum rivale), il ranuncolo strisciante (Ranunculus repens), la valeriana comune (Valeriana officinalis), nonché i carici, i giunchi, gli equiseti e la rara e protetta orchidea palmata (Dacthylorhiza incarnata subsp. Incarnata).
Altro ambiente è la roccaglia che ricrea in maniera realistica ghiaioni e coltri detritiche di alta quota. Le specie presenti mostrano interessanti adattamenti, riuscendo così a colonizzare un ambiente ostile. Molte di queste specie hanno notevole valore ambientale: sono endemiche o a rischio estinzione. Così il ciombolino (Cymbalaria pallida), la linajola (Linaria purpurea), la margherita laciniata (Leucanthemum ceratophylloides subsp tenuifolium) e la stella alpina appenninica (Leontopodium nivale).
Ultima tappa di questo viaggio ideale è l’ambiente rupestre, dove si trovano abbarbicate specie caratteristiche, quali la Daphne spatolata (Daphne oleoides), la borracina bianca (Sedum album), la sassifraga alpina (Saxifraga panicolata subsp. paniculata) nonché diverse specie di felci.
Molto belli da osservare, soprattutto nel periodo autunnale per i loro frutti rossi, neri e blu, sono i cespuglieti, sparsi un po’ dovunque nel Giardino e che annoverano tra le specie più comuni il ranno alpino (Rhamnus alpinus), il caprifoglio di monte (Lonicera alpigena) e i viburno lantana (Viburnum lantana).
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