Flora e vegetazione
Vaste foreste di faggio (Fagus silvatica) ammantano la parte medio-alta della catena, fino al limite della vegetazione arborea: vi si mescolano l'acero di monte (Acer pseudoplatanus), l'acero napoletano (Acer neapolitanum), il pioppo trernolo (Populus tremula), il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) e il sorbo montano (Sorbus aria). Più in basso si diffondono ampi boschi di cerro (Quercus cerris), associato talvolta ad acero minore (Acer monspessulanum), acero campestre (Acer campestre), melo selvatico (Malus silvestris), berretta da prete (Euonymus europaeus) e biancospino (Crataegus monogyna). Sulle pendici più assolate vegeta anche la roverella (Quercus pubescens), mentre in alcuni tratti intermedi s'incontra il bosco misto a carpino nero (Ostrya carpinifolia) e orniello (Fraxinus ornus), con altre essenze tra cui il nocciolo (Corylus avellana).
Più in alto è invece il regno delle praterie d'altitudine, sconfinati pascoli solo apparentemente eguali tra loro, ma caratterizzati invece da graminacee, ciperacee e leguminose diverse, a seconda che si trovino in vari stadi della loro evoluzione e conservino, quindi, una maggiore o minore fertilità dei suoli.
Splendide fioriture, specialmente in primavera e al principio dell'estate, allietano il paesaggio vegetale montano alle varie quote: tra esse meritano d'essere ricordate quelle di giglio martagone (Lilium martagon), aquilegia (Aquilegia ottonis), genziana (Gentiana dinarica) ed epilobio (Epilobium angustifolium).
La mitezza del clima, l'esposizione a mezzogiorno e la vicinanza di sistemi montuosi e sistemi fluviali tipici del sud hanno favorito la penetrazione di essenze più termofile, e persino di elementi di macchia mediterranea, come il leccio (Quercus ilex), sulle pendici più favorite delle Mainarde. In questa zona, e nelle sue immediate adiacenze in Abruzzo, l'acero di Lobelius (Acer lobelii) raggiunge l'apice settentrionale della propria espansione. Ma, al ternpo stesso, molte piante di origine nordica, come il botton d'oro (Frollius europaeus), il mirtillo (Vaccinium myrtillus) e l'orchidea nigritella (Nigritella widderi), trovano qui il loro estremo limite meridionale di diffusione.
Le ricerche sistematiche, recentemente intraprese dal botanico professar Franco Pedrotti con la sua équipe, stanno rivelando una ricchezza e varietà floristica insospettata, e consentono di allungare sensibilmente l'elenco delle piante viventi su questa eccezionale catena montuosa. Sulle pendici del Monte Marrone è stato persino riscontrato, sporadico, il pino nero (Pinus nigra italica), che dovrebbe derivare dai ben noti popolamenti di Villetta Barrea, nel Parco Nazionale; mentre alla Metuccia si è rinvenuta una piccola, ma interessante stazione di betulla (Betula pendula).
Anche lo studio delle piante inferiori è ricco di sorprese. Tra le briofite, la professoressa Carmela Cortini Pedrotti ha individuato 145 specie, di cui 129 muschi e 16 epatiche. Di particolare rilievo appare il ritrovamento a valle Pagana di una entità, Pholia andalusica, mai segnalata prima d'ora in Italia.
Navigate through the articles | |
GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA | FAUNA |