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Introduzione
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Nel '700 il tartufo Piemontese era considerato presso tutte le Corti una delle cose più pregiate. La ricerca del tartufo costituiva un divertimento di palazzo per cui ospiti e ambasciatori stranieri a Torino erano invitati ad assistervi. Il Conte Camillo Benso di Cavour nelle sue attività politiche utilizzò il tartufo come mezzo diplomatico, Gioacchino Rossini lo definì "Il Mozart dei funghi", lord Byron lo teneva sulla scrivania perché il suo profumo gli destasse la creatività, Alexandre Dumas lo definì il Sancta Santorum della tavola.
Il tartufo nasce e si sviluppa vicino alle radici degli alberi; con esse vive in simbiosi; preferisce le radici del pioppo, del tiglio, della quercia e del salice, diventando dopo la formazione un vero e proprio parassita. Le caratteristiche di colorazione, sapore e profumo dei tartufi saranno determinate dal tipo di alberi presso i quali essi si svilupperanno. Ad esempio i tartufi che crescono nei pressi della quercia, avranno un profumo più pregnante, mentre quelli vicino ai tigli saranno più chiari ed aromatici. La forma, invece dipenderà dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio. Le varietà del tartufo sono un centinaio, ma le specie più pregiate sono il tartufo bianco o trifola ("Tuber magnatum pico") ed il tartufo nero di Norcia ("Tuber melanosporum"). Il primo, dal profumo intenso e persistente, è diffuso in Piemonte sulle colline delle Langhe e del Monferrato, lo si trova anche in piccole zone dell'Umbria (Gubbio, Citta' di Castello), delle Marche (Acqualagna, S. Angelo in Vado), della Toscana (San Miniato), della Romagna (Valle del Montone). Il tartufo nero, dal profumo più delicato, abbonda nell'Italia centrale, specialmente in Umbria.

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