Introduzione
Nel frattempo si evolvevano gli studi sul tartufo, Plinio il vecchio lo definisce callo della terra e lo pone tra le meraviglie per la sua facoltà di crescere e di riprodursi misteriosamente. Plutarco aggiunge alla teoria di Teosfrato il calore, così da ritenere che il tartufo fosse il prodotto dell'acqua, della folgore e del calore uniti insieme. Lucullo lo volva come il tocco poetico dei suoi squisiti pranzi e Giovenale si infatuò a tal punto che giunse ad affermare che "era preferibile che mancasse il grano piuttosto che i tartufi". Il tartufo evitò per tutto il medioevo le mense frugali dell'uomo e rimase il cibo di orsi, lupi, volpi, tassi, maiali, cinghiali, topi, ecc. Il rinascimento rilanciò il gusto della buona tavola e i tartufi. Il tartufo si mise in marcia per conquistare un posto di primo piatto nelle mense dei vari signori locali e offuscare la fama immeritata delle Terfeziacee con il nome di Tuber Terrae, i tartufi di classe apparvero nelle mense dei signori francesi tra XIV e il XV secolo, mentre in Italia stava affermandosi il tartufo bianco pregiato (Magnatum Pico). Il bianco e il nero pregiato,nonostante la loro evidente superiorità rispetto agli altri tartufi,impiegarono più di tre secoli per avere il sopravvento. La prima opera organica sui tartufi non fu opera di un francese, ne di un umbro o di un marchigiano, ma di un naturalista dell'orto botanico dell'università di Pavia.Carlo Vittadini pubblicò in Milano nel 1831 la Monographia Tuberacearum in cui descrive 51 specie di tartufi e questa è l'opera che ha posto le basi dell'idnologia che trattando in modo sistematico la nomenclatura scientifica imposta alle specie, mette ordine alla materia e offre lo spunto per ulteriori studi. Nel 1862 Tulasne pubblicò a Parigi "Funghi Hipogae" in cui si parla della struttura del tartufo e come si riproduce; il Gibellini nel 1876 scoprì che il miucelio del tartufo che avvolge gli apici radicali delle piante con cui vive in simbiosi, svolge le funzioni di peli radicali, Chatin nel 1892 pubblica a Parigi "La Truffe" e scopre che i tartufi neri prediligono i terreni del mezosoico,in particolare del giurassico, mentre i tartufi bianchi prediligono i terreni del cenozoico e che il sapore dipende sia dalla qualità del terreno,sia dalla pianta con cui vive in simbiosi.
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IL TARTUFO nella realtą |