Il Castello di Venafro - Approfondimento
Un particolare, apparentemente marginale ma sicuramente originale e significativo per comprendere il clima che aleggiava nell’ambito della vita familiare e di corte di Enrico, è costituito da una figurazione che appare in questa stanza al di sopra della porta. Si tratta probabilmente della schematizzazione di un gioco che ritroviamo fino a qualche decennio fa nella tradizione infantile venafrana e che va sotto il nome di gallo zoppo (ualle ciuoppe), una variante del gioco della campana. Da un medaglione a cerchi concentrici decorati con semplici motivi floreali si dipartono otto raggi simmetrici, con terminazione a doppio uncino, che raggiungono, senza toccarla, una fascia perimetrale costituita da una coppia di cerchi rossi. Un cerchio nero più largo, ugualmente concentrico, definisce il limite del disegno che, nella pratica del gioco veniva eseguito su un piano orizzontale. Sul filo interno ed esterno del cerchio nero più grande, in corrispondenza dei raggi, sono riportate, a due a due, le sagome del piede del giocatore nei vari momenti, per complessive 16 posizioni, con il limite da rispettare e la posizione da tenere. Da come sono poste le sagome si desume che dovevano essere compiuti almeno sedici saltelli, prima su un piede e poi sull’altro, senza calpestare la linea nera, salvo che in due punti diametralmente opposti.
In un’altra sala, su una delle pareti corte, vi è raffigurato uno dei cavalli più importanti e cioè quello che dovrebbe essere stato donato a Carlo V per ringraziarlo della concessione della contea di Boiano. Sulla parete di fronte vi è l’immagine del cavallo che ha la bardatura più decorata per avere una sella così lavorata da sembrare coperta da un broccato di velluto a motivi floreali. Inoltre sul posteriore pendono tre cinghie ornamentali, secondo un modello che ritroviamo particolarmente rappresentato nelle pitture analoghe del secolo precedente.
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