Sarà inaugurata domani al MACI – Museo di Arte Contemporanea di Isernia (presso l’Officina della Cultura e del Tempo Libero, in via Pio La Torre) “Back to Italy”, la mostra di Tarik Berber ed Helena Manzan.
Bosniaco il primo, brasiliana la seconda. Due artisti con un background diverso. Manzan sviluppa la sua passione al calore del Brasile, dove si laurea all’Accademia d’Arte dell’Università Federale di Uberlandia, con una specializzazione in arti visive. Dalla fine degli anni ’90 inizia ad esporre in America e in Europa; nel 2000 arriva in Italia: la Galleria Logo’s di Roma la prima tappa del lungo viaggio che la porterà ad esporre in tanti luoghi del paese di origine del padre, tanto da fermarsi definitivamente a Castel San Vincenzo (IS), nel 2002. Berber nasce a Banjaluka in Bosnia-Erzegovina, dove vive il dramma della guerra e delle violenze dell’ormai ex Jugoslavia, dramma che trasporta nelle sue opere dalla “figurazione asciutta”. Fugge presto dalla terra natia e si stabilisce con la famiglia a Bolzano. Già prima di trasferirsi a Firenze per gli studi accademici con il professor Bimbi, riceve, precocissimo, riconoscimenti ed esemplari attestati di stima, che ne valorizzano il talento cristallino.
Seppur mossi da motivazioni ed esperienze diverse, entrambi, però, sono affascinati dal Bel Paese, dove decidono di vivere e portare a frutto la loro vena artistica. Atteggiamento in controtendenza con la “fuga di cervelli anche, e soprattutto, di artisti nostrani lusingati da stereotipi dove tutto appare più accessibile che non a casa propria” come sottolinea il critico d’arte Luca Beatrice nel testo critico del catalogo della mostra. “L’Italia oggi, secondo la cantilena promossa da quell’atteggiamento tipicamente conformista già stigmatizzato da Gillo Dorfles, ha smesso d’essere il luogo di nascita di una posizione progettuale reale – sottolinea Luca Beatrice - qualcuno, fuori dal gruppo, però non la pensa così e si evince qualche diversa attitudine. E’ il caso di Berber e Manzan”.
“L’ibridazione di provenienze – aggiunge il curatore della Biennale di Venezia - è garanzia di un’elaborazione progettuale in cui si intrecciano vicende personali, culture e punti di partenza: l’arte astratta per Manzan e la figurazione tout court per Berber. Del resto, i “nuovi barbari”, cui fa spesso riferimento Alessandro Baricco, sono quelli che sfuggono la cecità di confini fittizi: invadono qualsiasi luogo purché sia terreno di una possibile mutazione”.
Anche Pietro Campellone, direttore artistico del MACI, mette in evidenza questo punto di contatto tra due artisti tanto diversi: la scelta dell’Italia “come luogo ispiratore della loro arte”.
“La sottile linea che collega questi due artisti, appartenenti a mondi, culture e realtà completamente diversi – dice ancora Campellone – è la sottile indagine psicologica che esplicano nella loro opera”.
Con “Back to Italy”, inaugurazione fissata alle 18.00, il MACI celebra il suo sesto anno di attività, una scommessa nata nella primavera del 2004, quando tra gli artisti chiamati ad esporre alla mostra inaugurale c’era anche un giovanissimo Tarik Berber, il più giovane tra gli espositori.
“Nonostante il clima di austerity abbiamo voluto fortemente garantire la prosecuzione delle attività del nostro Museo di Arte Contemporanea – sottolinea il presidente della Provincia di Isernia, Luigi Mazzuto – mantenendone alto il profilo: il testo critico del catalogo redatto da Luca Beatrice, curatore della Biennale di Venezia, rappresenta una garanzia in questo senso. La nostra realtà necessita di politiche culturali che creino opportunità per gli operatori del settore cultura, contribuendo a vivacizzarne il fermento”.
“Proprio per valorizzare le risorse artistico-culturali locali – aggiunge Mazzuto - anche quest’anno, sarà riproposto il cartellone ‘Sabato al Maci’, che nella passata stagione ha riscosso notevole successo di pubblico. Una serie di appuntamenti culturali volti a favorire la fruizione della mostra e la sensibilizzazione del pubblico verso l’arte contemporanea, ma soprattutto una serie di eventi che permettono di promuovere le attività culturali e gli artisti del territorio”.
Il programma della manifestazione Sabato al Maci, che si svolgerà per tutto il periodo della mostra, quindi fino al 26 febbraio 2011, sarà presentato alla stampa domani nel corso dell’inaugurazione.