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Cultura : Collaborazione o conflitto fra le culture? La soluzione dell’esperanto
il 9/4/2010 12:01:11 (1618 letture)

Con il patrocinio dell’Assessorato Comunale alla Cultura e il Supporto dell’Associazione esperantista “Tri Steloj”, un interessante convegno si terrà venerdí, 16 aprile 2010, ore 17,30, a San Vittore del Lazio, Sala Polifunzionale, Piazza Corte dei Santi. Tema del convegno: “Nell’anno internazionale per il riavvicinamento delle culture indetto dall’Unesco - Collaborazione o conflitto fra le culture? La soluzione dell’esperanto”. Sono previsti interventi di Vittorio Casoni, Vice Sindaco di S. Vittore del Lazio, Amerigo Iannacone, Presidente dell’Associazione “Tri Steloj”, Renato Corsetti, Presidente della Federazione Esperantista Italiana. Seguirà, a cura di Michela Lipari, la presentazione del volume bilingue “Atti del 76° Congresso Italiano di Esperanto / Aktoj de la 76a Itala Kongreso de Esperanto”. Congresso che, come si ricorderà, si è tenuto a Cassino dal 28 agosto al 3 settembre 2009.

Due parole sull’Esperanto

Uno dei piú urgenti problemi che il mondo di oggi si trova ad affrontare è quello imposto dalle difficoltà della comunicazione fra i popoli.
Eppure la soluzione c’è, anche se interessi di parte, egoismi, orgogli nazionalistici ne hanno impedito finora l’adozione.
Si tratta dell’esperanto, una lingua franca, soprannazionale, neutrale, da usare ogni volta che si presenti la necessità di comunicare con persone di madrelingua diversa.
Ma cos’è l’esperanto? Si tratta di una lingua creata nel 1887 dal russo Ludwik Lejzar Zamenhof con lo scopo di farla diventare seconda lingua di tutti, e quindi di risolvere i problemi della comunicazione internazionale.
L’esperanto è esattamente come deve essere una lingua che è destinata ad avere la funzione di mezzo di comunicazione fra persone e popoli diversi.
· È facile. La grammatica si articola in sedici sole regole, senza nessuna eccezione, per cui si può imparare in un tempo molto limitato. Qualche esempio: “libro” è “libro” anche in esperanto; “città” è “urbo”; “lingua” “lingvo”; “sí” “jes”; “arte” “arto”; “penna” “plumo”; “vero” “vera”; “finire” “fini”; “amare” “ami”, ecc.
· La fonetica non presenta particolari difficoltà. Ogni lettera viene pronunciata sempre allo stesso modo, indipendentemente dalla posizione in cui si trova.
· Un sistema di prefissi e suffissi riduce enormemente il numero delle radici da memorizzare. Qualche esempio: il suffisso “mal-” indica il contrario, per cui se sappiamo che “amico” si dice “amiko”, sapremo anche che “nemico” si dice “malamiko”; se “vero” si dice “vera”, “falso” si dirà “malvera” e così via.
La soluzione dunque c’è. Ci vuole la volontà politica per adottarla, liberandosi dagli orgogli nazionalistici dai servilismi ideologici.
Tolstoj, che fu uno dei primi adepti del movimento esperantista, ebbe a dire che «l’esperanto è cosí facile e i risultati che se ne potrebbero avere se tutti lo imparassero cosí grandi, che non c’è motivo per non provare a impararlo».



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