"Ru chiuove alla scarpa" di Sammartino sarà rappresentata il 13 giugno al teatro Gianelli, in collaborazione con le associazioni "Forche Caudine" e "Poggio Sannita"
ROMA - Dopo la prima edizione del 3 giugno 2007 e la seconda del 6 giugno 2008 è in arrivo il terzo appuntamento annuale con il "Teatro dialettale alto-molisano a Roma", promosso dal teatro italo-argentino di Agnone (Isernia) in collaborazione con le associazioni "Forche Caudine" di Roma (circolo dei Romani d'origine molisana) e Associazione culturale "Poggio Sannita".
L'organizzazione operativa è curata dall'instancabile Umberto Di Ciocco.
Il giorno sabato 13 giugno, alle ore 17,30, a Roma presso il rinnovato teatro Gianelli, sito in via Antonio Maria Gianelli 34, angolo via della Stazione Tuscolana (presso piazza Ragusa), sarà il "Teatro comico degli Abruzzi", la compagnia degli Amici del teatro Italo Argentino di Agnone (Isernia) in collaborazione con la Compagnia Teatrale de Le 4C a rappresentare la commedia in due atti "Ru chiuove alla scarpa" di Sergio Sammartino.
Questo secondo lavoro di Sammartino era atteso dopo la lusinghiera accoglienza ricevuta da "Il metodo Galasso", recitata per la prima volta nel dicembre 2006, e successivamente molto applaudita anche a Roma, gratificata dal plauso di illustri giornalisti e attori.
Anche in questo caso l'autore agnonese ha preso lo spunto iniziale da un'opera del francese Feydeau, cambiando poi lo sviluppo della storia, il numero e la tipologia dei personaggi e naturalmente i dialoghi, schiettamente ancorati nel meridione italiano e in quella zona montana tra l'Abruzzo e il Molise che - a detta dello stesso Sammartino - possiede una tradizione umoristica speciale, diversa da quella dominante di scuola napoletana, e che meriterebbe di essere divulgata.
La vicenda si svolge nella Napoli del 1938, dove si ritrovano un gruppetto di "emigrati" di Agnone, insieme ad alcuni napoletani, con l'aggiunta di un esule spagnolo. "A differenza del metodo Galasso - spiega l'autore a "Forche Caudine" - in questa commedia non abbiamo una vera morale. Lì - secondo i canoni classici della commedia greca - venivano alla fine puniti tutti i mentitori, i traditori e i cinici, e i soli a realizzare i desideri erano i due giovani popolani onesti e dotati di una ragionevole gerarchia di valori. Questa è più ridanciana e, almeno apparentemente, mira più esclusivamente a divertire, a parte l'ovvia satira dell'egocentrismo e della superficialità, dove si censura soprattutto chi condanna gli altri e non sa giudicare se stesso. Anche la dinamica delle classi era molto più netta nel Metodo Galasso: una piccola e media borghesia paesana, più i due elementi del proletariato salariato. Qui invece abbiamo un'accozzaglia di sradicati e di mal posizionati: alcuni intenti a superare - velleitariamente - il proprio ceto d'origine; altri disperatamente impegnati a non decadere. Vi sono pure rappresentate la classe artigiana e contadina delle nostre zone, anche se attraverso due individui che tentano di elevarsi verso la borghesia, ma continuano a ‘pizzicarsi' tra di loro, perpetuando l'antica, larvata antipatia che c'era nei nostri paesi tra contadini e artigiani". Il periodo storico del Regime fascista, all'apice del successo e della popolarità, fa da sfondo discreto, ma realistico, alla vicenda; il che significa pochi coraggiosi oppositori che neppure si vedono, molti e vistosi sostenitori del potere di turno, e poi la grande massa degli "adeguati": quelli che non hanno vere convinzioni politiche ma cercano di campare al meglio, creando dei buoni rapporti col potente di turno. "Il che è quanto succede precisamente anche oggi. La commedia risulta dotata di una diffusa comicità che si concentra nei dialoghi accesi e nelle liti, e gronda dai malintesi, dagli equivoci, dalla meccanicità dei comportamenti. "Stavolta - aggiunge l'autore - ho cercato di spalmare la comicità in modo più uniforme su tutti i personaggi, mentre nella precedente commedia una buona parte degli spunti comici si concentrava sul mio personaggio, che risultava eccessivamente presente. In questo nuovo lavoro mi sono ritagliato una parte più discreta".
Anche stavolta la regia è stata affidata ad Umberto di Ciocco ("Che ha lavorato ai limiti dell'incredibile", dice Sammartino).
"Questa seconda commedia di Sammartino - spiega di Ciocco - è risultata più difficile nel suo impianto recitativo, che richiede una sincronicità molto esatta dei gesti e delle voci, ed è anche fisicamente più movimentata; non è stato facile prepararla, e anche la compagnia ha avuto più difficoltà a seguire le prove".
Sul palco saranno presenti gli abituali attori della compagnia: oltre ai sunnominati, Angelo Catauro, Domisia Di Ciero, Marino Di Nillo,Emma Greco, Luigi Orlando; si sono aggiunti Silvana Di Toro, Luigina Di Menna e Antonio Russo; la scenografia è di Mino Mercuri, la direzione tecnica di Gennaro Bonanese, i costumi di Angela Di Rienzo, l'organizzazione di Morena Gigliozzi e Antonio Camperchioli.
I posti disponibili sono 350, le prenotazioni per il momento sono attive presso il Teatro Italo Argentino al numero 0865-779030. A breve sarà disponibile un punto vendita a Roma. Il biglietto d’ingresso è di 10 euro.
Informazioni e prenotazioni tramite l'e-mail: info@forchecaudine.it.